Nella riunione tecnica obbligatoria di giovedì 2 marzo 2017, la Sezione di Nichelino ha avuto il piacere di ospitare Gianpaolo Calvarese, arbitro che dalla stagione 2008-2009 milita in Serie A.
L’incontro è iniziato con una interessante riflessione del collega di Teramo, che ha voluto mettere un pezzetto della propria esperienza al servizio dei tanti ragazzi presenti: “L’arbitraggio di per sé è sempre lo stesso. Ciò che distingue la Serie A dalla Terza Categoria, oltre alla velocità del gioco, è la pressione data dal contesto. La posta in palio è ben più alta, gli interessi delle Società sono diversi”.
A qualsiasi livello, l’arbitro ha un compito estremamente difficile: decidere. Per fare ciò, deve essere preparato. Atleticamente e psicologicamente. In questo senso, la cura dei dettagli è fondamentale. “Nell’arco di una stagione – ha spiegato Calvarese – un arbitro di Serie A guarda circa 10mila filmati relativi alla casistica regolamentare e alla tattica adottata da ogni squadra”.
Si crea così un background di informazioni visive che, per rapide associazioni analogiche, torneranno utili in campo. Le decisioni assunte, di conseguenza, saranno immediate, prese “di pancia”, in poche frazioni di secondo. “Seguite l’istinto, andate diritti per la vostra strada! Non abbiate paura di sbagliare!”. Sicurezza e fiducia in sé stessi sono quindi elementi essenziali per poter prendere decisioni pesanti e in poco tempo.
L’ospite teramano ha posto molta attenzione sulla cultura dell’errore. “Un arbitro non può competere con lo slow-motion di 24 telecamere. Sbagliare capita, è inevitabile. Non vivetelo male, l’errore è la base per ripartire”. Ha poi aggiunto Luca Pairetto, che a Nichelino ha fatto gli onori di casa: “È il modo di affrontare gli errori che permette di arrivare in Serie A”. Insomma, sbagliamo tutti, in tutte le categorie. Ma, premesso che l’obiettivo di un arbitro è ridurre al minimo gli errori, questi, una volta commessi, devono costituire un bagaglio da portarsi dietro per migliorare.
Calvarese ha sottolineato quanto sia importante la personalità. “L’arbitro è un leader. E deve farlo capire a tutti. Deve avere l’ultima parola, vincere i confronti coi calciatori, non permettere loro di inserirsi nella decisione da prendere”. La conoscenza del regolamento, che dev’essere ottimale, in campo va applicata con fermezza. Ma come si gestiscono i giocatori di Serie A? “Avere a che fare con dei professionisti dà soddisfazione, non c’è dubbio. Serve però essere professionisti a nostra volta, stare al passo coi tempi, preparare ogni partita al meglio”. E avere un minimo di distacco, perché “il calciatore più rognoso è quello che mente spudoratamente”. Quindi occhio ai falsi amici e alla tendenza a giustificare i comportamenti dei giocatori in campo.
La serata è proseguita con la proiezione di alcuni filmati, tratti da partite dirette proprio dal fischietto abruzzese. Dopo aver toccato temi squisitamente tecnici (fallo di mano, fallo dentro o fuori area), Calvarese ha dato un ottimo consiglio ai giovani colleghi presenti: “Fate le cose semplici. Coglietele al volo, senza pensarci troppo. Il resto verrà di conseguenza”.
E, sul concetto di team arbitrale: “La comunicazione e la fiducia nel collega sono fondamentali”. Per costruire una buona squadra serve “un briefing fatto bene, con poche parole, toccando i temi principali della partita che ci si appresta a dirigere”.
C’è stato anche spazio per le domande incalzanti degli associati di Nichelino.
Qual è la cosa più difficile nella vita di un arbitro di Serie A? “Trovare il tempo da dedicare al lavoro e soprattutto alla famiglia. Vorrei stare di più con mia moglie e i miei figli. Ma l’arbitraggio ad alti livelli prende il sopravvento su tutto il resto. D’altronde, sono sacrifici che si devono fare. Ne vale la pena, mi ritengo sempre una persona fortunata”.
Come hai iniziato? “Per caso. Giocavo a calcio, un infortunio mi ha fatto dire basta. Poi un mio amico ha iniziato il corso da arbitro e io l’ho seguito”.
L’esordio in A? “Cagliari-Inter. Stadio pieno… Indimenticabile. Un sogno che si avvera”.
Mai pensato di smettere? “Come tutti, almeno una volta. Ma questo capita quando sei ancora lontano dalla vetta. Dopo inizi a crederci e ti rendi conto che ce la farai. Non mollate mai, ragazzi!”.
La tua partita più importante? “La prossima”.
Il tuo rapporto con gli osservatori? “Bellissimo. L’OA ti fa crescere, perché vede la partita in un modo diverso, ragiona sui tuoi errori a mente fredda. Va sempre ascoltato. Fidatevi, non si finisce mai di imparare”.
Calvarese ha concluso il suo intervento con una chicca: “Se potessi tornare indietro nel tempo, non cambierei nulla della mia carriera. Rifarei tutto, anche la Terza Categoria. Stare in Serie A è il massimo, ma l’intero percorso per arrivare fino in cima è bellissimo”.
Perché nell’arbitraggio contano sicuramente preparazione ed esperienza. Ma soprattutto, servono cuore e passione.
Giovanni Castellano